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27/5/2021

Convegno "La plusdotazione in un mondo che cambia" . Conosciamo i relatori

Prof. Pfeiffer, le siamo molto grati per aver accettato di intervenire al convegno “La plusdotazione in un mondo che cambia. Valorizzare il dialogo tra cognizione ed emozione”. La sua grandissima esperienza nel mondo della giftedness ci ha accompagnato nel corso degli anni e ci ha ispirato a fare sempre meglio. Vogliamo presentarla ai partecipanti al nostro convegno raccontando brevemente le tappe fondamentali del suo percorso accademico e professionale. E vorremmo sapere qual è la sua area di interesse ultimamente.

Ho conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università del North Carolina-Chapel Hill nel 1977. Sono stato formato come clinico specializzandomi nel lavoro con i bambini e le famiglie. Dopo molti anni come professore, sono andato in pensione  dall'Università, e lavoro part-time come consulente, relatore e scrittore. La mia attuale area di attenzione continua ad essere sui modi per migliorare il funzionamento socio-emotivo e il benessere generale dei bambini ad alto pontenziale. Sono interessato alla tele-psicologia e all'efficacia dei programmi di salute mentale per smartphone utili a promuovere la resilienza e le capacità di coping tra i bambini a rischio di sviluppare difficoltà psicologiche.

 

Perché ha deciso di occuparsi di plusdotazione e come è arrivato a scegliere questo campo ?

La mia carriera nel campo della plusdotazione è stata un percorso tutt’altro che lineare! Da giovane mi ero prefissato di diventare un chirurgo cardiovascolare pediatrico. Durante gli anni del college, il mio obiettivo di carriera si è spostato dalla medicina alla psicologia clinica. 

Nonostante la mia tesi di dottorato alla University of North Carolina-Chapel Hill (UNC) si sia focalizzata sulla creatività, e sia stata svolta sotto la supervisione di James Gallagher, direttore del Frank Porter Graham Childhood Development Center, e figura di spicco nell’ambito della gidftedness; a quel tempo, non avevo idea che avrei lavorato nel campo della plusdotazione. Dopo aver lasciato la UNC, ho completato un postdoc in psicologia clinica a New York, e ho iniziato una carriera clinica in università, lavorando con i bambini e le famiglie. Nelle mie prime ricerche e pubblicazioni mi sono occupato di psicologia clinica e pediatrica, e non di plusdotazione. 

Il passaggio della mia carriera verso lo studio della plusdotazione è avvenuto in maniera del tutto fortuita. Nel 1997 sono stato reclutato dalla Duke University per la posizione di Direttore Esecutivo del programma per ragazzi plusdotati: il Duke TIP. Questa chiamata è arrivata perchè avevo già ricoperto il ruolo di Direttore esecutivo dell’istituto di Formazione e Ricerca clinica presso la Fondazione Devereux in Pennsylvania, un’organizzazione che si rivolgeva a pazienti con una vasta gamma di disturbi mentali, psichiatrici e del neurosviluppo. Ma non di plusdotazione!

Avevo anche dei legami con l’UNC e con la comunità accademica della Duke - incluso James Gallagher alla UNC e Bill Bevan alla Duke- che era stato rettore della Duke, collega di Julian Stanley alla Johns Hopkins, e fondatore del programma Duke TIP. Queste influenze mi hanno probabilmente fornito l’inaspettata opportunità di trasformare il mio percorso professionale, dal campo della salute mentale al mondo della plusdotazione. Ora, guardando indietro i miei oltre 40 anni di carriera posso affermare che quel cambiamento di rotta verso il mondo della plusdotazione, è stata una meravigliosa, seppur impegnativa, “trasformazione”. Ho amato e amo il mio lavoro nel campo della giftedness e del talento. 

La seconda origine per il mio interesse per la plusdotazione e lo sviluppo del talento non nasce in ambito professionale, ma piuttosto dal mio ruolo di genitore di una giovane atleta molto dotata: mia figlia Andrea. Da piccola, intorno ai 4 anni, Andrea era stata identificata come una bambina con molto talento nell'atletica. Un certo numero di persone l'ha persino definita un prodigio atletico! Amava lo sport e correre, gareggiare in giochi fisici. All'età di 7 anni, gareggiava nella sua scuola e nel vicinato con i ragazzi e fu invitata a unirsi a squadre maschili. Ha praticato una serie di sport, tra cui calcio, basket, baseball, tennis e lacrosse. In particolare eccelleva e aveva una passione per il calcio. Ha giocato in una squadra maschile e spesso ha anche giocato contro atleti di uno o due anni più grandi. All'età di dieci anni, era stata selezionata per far parte del programma di calcio del Programma di sviluppo Olimpico femminile degli Stati Uniti, gareggiando ad un livello molto alto con le migliori giovani donne in tutto il paese. Non avevo mai giocato a calcio, anche se mi piaceva guardare la partita. Non sapevo davvero molto di tattica, di strategia o di abilità di gioco. Da bordo campo, come genitore entusiasta, ho guardato con grande meraviglia e fascino mentre mia figlia e le altre ragazze del team di sviluppo olimpionico gareggiavano e si trasformavano in giocatrici eccezionali. Mi sono chiesto, come genitore ma anche come psicologo, se processi ed esperienze di formazione e coaching simili fossero necessari per lo sviluppo delle eccellenze sul campo da calcio e per lo sviluppo delle eccellenze in classe! Questa è stata la seconda origine molto personale per il mio interesse per la plusdotazione e lo sviluppo del talento ai suoi massimi livelli di concretizzazione!

 

Il suo intervento al convegno del 26 giugno sarà il secondo keynote internazionale, qual è l’argomento che ha deciso di approfondire?

L’argomento del mio intervento alla conferenza sarà: “Plusdotazione e competenze socio-emotive: perché sono importanti e come coltivarle”.  Racconterò come, a livello personale e professionale, sono arrivato a sviluppare le idee alla base del mio pensiero sui “punti di forza del cuore”. 

Le idee sui “punti di forza del cuore” si sovrappongono al lavoro sull’apprendimento socio-emotivo che ha guadagnato una crescente popolarità nelle scuole negli Stati Uniti e nel mondo. Alcuni dei concetti che ho sviluppato provengono dalle lezioni del popolare bestseller “All I Really Need to Know I Learned in Kindergarten”, scritto da Fulghum nel 1988. Fulghum ha suggerito che alcune delle lezioni più importanti della vita sono spesso apprese durante la scuola dell’infanzia. Ma spesso vengono dimenticate! Lezioni come: “condividi tutto”, “gioca lealmente”, “metti in ordine”, “aspetta il tuo turno” e “lasciati stupire”, sono state importanti nel mio lavoro con i bambini e gli adolescenti plusdotati. Essenzialmente, introdurrò come l’attività del mio laboratorio di ricerca e il mio lavoro clinico abbiano ispirato il mio pensiero sullo sviluppo dei “punti di forza del cuore”, che consiste in tre concetti interconnessi: abilità sociali, intelligenza emotiva e punti di forza del carattere. Il mio obiettivo è quello di informare il pubblico su come il nutrire, l’insegnare e il rafforzare le abilità sociali, l’intelligenza emotiva e i punti di forza del carattere porti allo sviluppo di giovani adulti plusdotati meglio adattati, più felici e realizzati.  

 

Per maggiori informazioni e per iscriversi al convegno

https://formazionecontinuainpsicologia.it/corso/convegno-plusdotazione/

 

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