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frequently asked questions

  • 1. Cos'è la plusdotazione?add

    “Luca (8 anni e mezzo) è un bambino sereno, allegro, curioso. Durante i primi anni di vita mostrava un linguaggio complesso e forbito e una particolare tenacia nel voler imparare quante più cose possibile. A soli 3 anni leggeva i cartelli stradali e le etichette delle bottiglie dell’acqua, la sua passione era l’astronomia, e si poneva diversi quesiti, anche di carattere astratto (rapporto con la morte). Oggi ama le lingue, organizza i viaggi all’estero insieme alla famiglia, suona il pianoforte, ma non ama lo sport. A scuola, dopo aver superato alcune difficoltà (i primi anni si annoiava terribilmente!) e dopo aver intrapreso un percorso di valutazione che ha messo in luce l’alto potenziale cognitivo, inizia finalmente a trovarsi bene, anche perché ora frequenta la classe quinta. Lo specialista, le insegnanti e la famiglia, hanno scelto di far fare a Luca un salto di classe. Luca è felice di andare a scuola e di imparare argomenti nuovi!”.

    Con il termine giftedness (o plusdotazione) si indica il potenziale cognitivo e motivazionale che permette all’individuo di raggiungere l’eccellenza in una o più aree. La giftedness viene identificata sia con un livello superiore di abilità generale sia con l’eccezionalità di un talento specifico (musicale, artistico, sportivo...).
    I bambini/ragazzi plusdotati rappresentano circa il 5% della popolazione e vanno distinti dai bambini/ragazzi dotati e/o brillanti, in quanto presentano peculiarità molto diverse. Nonostante il Q.I. non sia l’unico elemento che definisca il profilo di plusdotazione, ad oggi, tuttavia, ha un peso importante nel processo di identificazione. La letteratura di riferimento assume posizioni discrepanti rispetto alla valutazione cognitiva: secondo alcuni studiosi è possibile parlare di alto potenziale con un punteggio al QI totale di 120, altri parlano di 125, altri ancora indicano come punteggio soglia il 130. Tuttavia, è bene sottolineare che il livello di QI, da solo, non è sufficiente a garantire la riuscita negli apprendimenti e la felicità nella vita; sono necessari risorse individuali, impegno e la presenza di un ambiente stimolante ed adeguato per poter sviluppare il potenziale. Come sosteneva William Stern nel 1916: “la plusdotazione rappresenta solo la possibilità di realizzare il proprio potenziale e non è il risultato di per sé”.

  • 2. Mio figlio/a è plusdotato/a?add

    “Giulia è una bambina di 5 anni che ha imparato a leggere e a scrivere in piena autonomia, mostrando fin da piccola delle innate capacità verbali; trascorre la maggior parte del suo tempo a sperimentare come funzionano i vari oggetti che incontra quotidianamente. È molto curiosa, pone sempre tante domande (a volte mettendo in difficoltà noi adulti!) e non riesce ad instaurare delle relazioni significative con i suoi coetanei che trova spesso noiosi e poco stimolanti. Ama la matematica e la scienza, ma a scuola si annoia perché le maestre stanno insegnando ai bambini un canto natalizio e per aiutarli a ricordare meglio, ogni giorno lo ripetono per 2/3 volte. Giulia trova la ripetizione inutile perché dopo aver sentito la canzone la sapeva già a memoria...”.
    Giulia è una bambina plusdotata!

    In generale questi bambini/ragazzi mostrano competenze avanzate dal punto di vista delle tappe di sviluppo; si differenziano dai loro coetanei perché imparano molto velocemente e più precocemente, non solo a scuola, ma anche in altri contesti come quelli sportivi o ricreativi (musica, disegno, laboratori tematici, etc.). Oltre alla velocità e alla precocità negli apprendimenti, questi bambini/ragazzi mostrano la capacità di fare connessioni e sviluppare pensieri particolarmente innovativi, che sono paragonabili a quelli di bambini/ragazzi di età più grande. Spesso questi talenti sono affiancati da un’elevata sensibilità, un profondo senso di giustizia e precoci riflessioni su aspetti etico-morali o tematiche di carattere sociale che, tuttavia, possono provocare manifestazioni emotive molto intense e non adeguate al contesto. L’idea di base è che questi bambini/ragazzi nascono con un potenziale, un “dono” innato, che per attualizzarsi necessita anche di buoni livelli di motivazione e di impegno, nonché di stimolazioni adeguate.

  • 3. A livello genitoriale ci sentiamo affaticati e in difficoltà... è un'esperienza comune?add

    La maggior parte dei genitori sperimenta emozioni contrastanti, da un lato lo stupore per le potenzialità che mostrano i figli e dall’altro la preoccupazione di non riuscire a sostenerli nel modo adeguato. Questo aspetto si evidenzia soprattutto nelle situazioni in cui i bambini/ragazzi sono estremamente intensi a livello emotivo e molto richiestivi in termini di sfide e interessi. Proprio per questo, non di rado, i genitori dei bambini/ragazzi ad alto potenziale si sentono molto stanchi e sotto pressione. Non è sempre semplice gestire gli aspetti contesti di vita primari.
    Il genitore non si deve spaventare, attraverso opportune strategie di gestione, la situazione di sofferenza tende a migliorare. È importante però chiedere aiuto per evitare il cristallizzarsi di certe situazioni disfunzionali.

  • 4. I bambini/ragazzi plusdotati presentano tutti le stesse abilità?add

    È importante prendere consapevolezza che ogni bambino/ragazzo è differente e ha caratteristiche che lo rendono unico. In particolare, i bambini/ragazzi ad alto potenziale e di talento presentano profili emotivi e cognitivi molto diversi tra loro. Tipicamente hanno delle aree in cui riescono con facilità a mostrare il loro potenziale e altre dove possono avere delle difficoltà. È un mito il fatto che il bambino/ragazzo gifted sia competente in tutto! È fondamentale approfondire quali sono le loro specifiche risorse per poterli sostenere rispetto all’espressione delle proprie aree di talento.
    In particolare, questi bambini/ragazzi possono manifestare particolari predisposizioni rispetto alle capacità logiche e di ragionamento, l’abilità verbale, la creatività, le competenze relazionali, il talento artistico e sportivo.

    Esistono poi delle differenze legate specificamente al genere. Per gli insegnanti e per i genitori è più facile identificare gli studenti/ragazzi ad alto potenziale di sesso maschile, in quanto mostrano apertamente le loro peculiarità, a differenza delle bambine/ragazze che spesso tendono a svalutare o a nascondere le proprie capacità. Mentre i maschi manifestano, a volte in modo dirompente la loro vivacità intellettiva e l’intensità emotiva, le bambine tendono a mostrarsi ben adattate e poco richiestive rispetto al contesto domestico e/o scolastico. Inoltre, le bambine/ragazze ad alto potenziale tendono ad attribuire i loro successi all’impegno, ma considerano i fallimenti come una mancanza di competenza.
    Infine, le bambine/ragazze generalmente sono più attente ed organizzate, e ottengono risultati scolastici migliori rispetto ai loro coetanei maschi. Nonostante questo anche le bambine/ragazze possono mostrare perdita di interesse nei confronti dell’apprendimento.

  • 5. Quali rischi corre il bambino/ragazzo plusdotato?add

    Le ricerche mettono in luce che i bambini/ragazzi ad alto potenziale cognitivo sono in generale ben adattati al loro contesto e alcuni di loro paiono addirittura più forti rispetto ai coetanei, in quanto possiedono alcuni fattori protettivi, quali alti livelli di creatività, curiosità, senso dello humor, alti livelli di moralità, che possono sostenerli nell’affrontare i momenti di difficoltà. Tuttavia, vi sono delle peculiarità che contraddistinguono questi bambini/ragazzi che, in determinate circostanze, possono configurarsi come fattori di rischio. Tra questi segnaliamo la tipica asincronia dello sviluppo che spesso si manifesta attraverso un gap tra le competenze cognitive ed emotive; e la difficoltà nel condividere i loro, spesso molto particolari, interessi con i coetanei. Tutti questi aspetti, se non gestiti in modo opportuno, possono provocare profonda sofferenza psicologica e disaffezione rispetto alle relazioni e agli apprendimenti. Da segnalare il rischio di incorrere in una situazione di underachievement in ambito scolastico (Vedi FAQ n.9).

    Inoltre, alcune peculiarità tipiche di questi bambini/ragazzi, come l’alta sensibilità agli stimoli esterni, alti livelli di attività, eccitabilità intellettiva, tendenza ad opporsi alle regole e fatica a gestire il cambiamento, potrebbero essere erroneamente interpretate come manifestazioni di disturbi comportamentali, quale ad esempio l’ADHD, con il rischio di ricevere una diagnosi errata o parziale. È importante chiedere aiuto a professionisti esperti che possano prendere in esame le molteplici sfaccettature del profilo del bambino/ragazzo, valutandone tutti gli aspetti. In questo modo sarà possibile avviare il percorso di supporto più opportuno.

  • 6. Cosa si intende per "doppia eccezionalità"?add

    La doppia eccezionalità riguarda quegli individui che presentano contemporaneamente un profilo di plusdotazione e un disturbo specifico in una determinata area (es. un disturbo specifico dell’apprendimento, disturbo da deficit dell’attenzione, ecc.).
    In questi casi diventa fondamentale avviare un intervento che prenda in considerazione entrambe le peculiarità, lavorando sia sui rischi ma anche sulle risorse, in modo che queste ultime possano essere attivate per arginare la difficoltà.
    È fondamentale rivolgersi a professionisti esperti che possano costruire l’intervento in modo integrato.

  • 7. Qual è il momento migliore per effettuare la valutazione?add

    Il percorso di scoperta del potenziale può essere fatto a qualunque età, è però fondamentale sottolineare l’importanza di un’individuazione precoce, al fine di poter dare il supporto migliore al bambino e alla famiglia. I primi indicatori di alto potenziale possono essere già visibili in tenera età e tipicamente diventano evidenti con l’ingresso del bambino alla scuola dell’infanzia. Tipicamente questi bambini sono precoci negli apprendimenti e i primi confronti con i pari e con le sfide didattiche possono mettere in luce alcuni aspetti cognitivi ed emotivi peculiari.

    Il percorso di scoperta del potenziale deve necessariamente prendere in considerazione sia gli aspetti emotivo-relazionali, le peculiarità cognitive, motivazionali e le specifiche aree di talento.
    È molto importante che il percorso di scoperta del potenziale sia gestito da un professionista che ha dimestichezza nel lavoro con questi bambini/ragazzi. Alcune loro specifiche modalità di interazione con l’altro e con le sfide cognitive, se non adeguatamente gestiste, potrebbero rendere difficile la somministrazione delle prove, inficiandone l’esito, con il risultato di ottenere un profilo che non rispecchi pienamente le caratteristiche ed il potenziale del bambino/ragazzo.

  • 8. Quali sono i rischi di una mancata identificazione?add

    La mancata identificazione dell’alto potenziale si configura come un fattore di rischio che può diventare critico nei momenti di transizione scolastica, ove nel bambino/ragazzo, possono emergere sentimenti negativi nei confronti del contesto scolastico e soprattutto di sé stessi. Molti genitori raccontano, durante il primo incontro con lo specialista, che il figlio sembra essersi “spento”, non mostrando più lo stesso entusiasmo, la stessa curiosità, l’interesse e/o la motivazione ad apprendere.
    Il bambino/ragazzo potrebbe inoltre sperimentare una situazione di sofferenza emotiva con conseguente ritiro dalle relazioni sociali, messa in atto di agiti disfunzionali e/o aggressivi, perdita di autostima, nei casi più gravi potrebbe diventare vittima di prevaricazioni. Vi è un ulteriore aspetto che potrebbe entrare in gioco, chiamato dagli esperti “underachievement” che, nel tempo, potrebbe portare a disaffezione scolastica o, nei casi più gravi, all’abbandono del contesto scolastico.

  • 9. Cosa si intende per “underachievement”?add

    Un pregiudizio comune è che “se possiedi un alto potenziale intellettivo sicuramente avrai risultati scolastici straordinari”.
    L’esperienza clinica mostra invece che alcuni studenti, che ottengono punteggi anche molto alti ai test cognitivi, hanno tuttavia risultati scolastici molto inferiori rispetto alle loro capacità. Dunque, si dice che uno studente presenta underachievement quando è presente una discrepanza significativa tra il livello di abilità potenziale e la qualità delle performance mostrate. Tale problematica si configura come un fattore di rischio per la continuità degli apprendimenti e per il benessere globale dell’individuo.
    Contribuiscono a creare questo fenomeno i ritmi di apprendimento lenti (rispetto alle capacità dello studente), con conseguente perdita di motivazione, la mancanza di corrispondenza tra il curriculum didattico e i bisogni del soggetto, le aspettative genitoriali troppo elevate/troppo basse o ambivalenti e, infine, la presenza di una difficoltà di apprendimento o di alti livelli di impulsività o, ancora di una difficoltà emotiva/relazionale che non sono state riconosciute e di conseguenza trattate.

  • 10. Plusdotazione e scuola!add

    “Giovanni ha 10 anni e possiede un alto potenziale cognitivo. A 3 anni sapeva leggere (a 4 aveva letto quasi tutti i libri di Geronimo Stilton) e, ben presto, le enciclopedie diventarono i suoi compagni preferiti, con cui trascorre la maggior parte del suo tempo libero. La vita scolastica di Giovanni è dura perché a scuola non riceve nessun tipo di aiuto e, se questo non bastasse, per i compagni è un bambino “strano”. Tutto è iniziato con il primo anno della scuola primaria, quando Giovanni aveva solo 6 anni. Nonostante la facilità di apprendimento che mostrava il bambino, la maestra lo rimproverava perché, anche se sapeva leggere benissimo, scriveva in modo disordinato, si rifiutava di colorare le schede e mentre la maestra spiegava, guardava fuori dalla finestra perdendosi nei suoi pensieri, e poi... interveniva continuamente, in qualche occasione, addirittura, correggeva la maestra o parlava di argomenti particolari, legati ai suoi interessi, annoiando i compagni. Durante l’intervallo invece di giocare con i compagni, si metteva in disparte a leggere un libro. Le maestre consideravano Giovanni un alunno immaturo, con difficoltà di socializzazione e poco incline ad accettare le regole del contesto. In più occasioni hanno richiesto un confronto con i genitori. In realtà Giovanni si annoiava molto in classe, tuttavia era obbligato a rispettare i ritmi di apprendimento dei suoi compagni”.

    Gli studenti plusdotati necessitano di stimolazioni adeguate e di un contesto che sappia comprendere le loro peculiarità emotive. La mancata corrispondenza tra le proposte didattiche e i bisogni di apprendimento del bambino/ragazzo si configura come un rilevante fattore di rischio per lo studente ad alto potenziale cognitivo; infatti sentimenti di noia, un tratto di perfezionismo non incanalato adeguatamente, aspettative molto alte verso se stessi e sentimenti di solitudine, possono portare all’insorgenza di un disagio che può manifestarsi con un calo del rendimento scolastico, problemi comportamentali, insorgenza di disturbi psicosomatici, nei casi di maggiore sofferenza si può manifestare una vera e propria fobia scolare. È fondamentale che si venga a creare una solida alleanza tra la scuola, la famiglia e gli specialisti al fine di poter sostenere il benessere dello studente e la passione e la motivazione per l’apprendimento.

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