news

notizie & lenti di osservazione

7/2/2021

CYBERBULLISMO: QUALI SONO I RISCHI PER I RAGAZZI PLUSDOTATI? Di Roberta Renati

Mio figlio è nato nel 2010, compirà tra poco 11 anni e i sociologi lo inseriscono in quella che viene definita la generazione Alpha (nati tra il 2010-2025).  È un vero e proprio nativo digitale, la tecnologia, i messaggi istantanei, i vocali, le video chiamate, i social media e i social network, fanno da sempre parte della sua quotidianità. Questi bambini, così come i loro predecessori della generazione Z (nati tra il 1990 e il 2010), vengono a contatto con le tecnologie digitali quando sono piccolissimi, infatti, non è raro vedere un bambino che non sa ancora parlare che interagisce agilmente con un tablet o un telefono cellulare. Questi bambini sanno intuitivamente come utilizzare il touchscreen di questi strumenti per ottenere informazioni, guardare video di loro interesse e per comunicare. Circa l’80% dei bambini tra i 2 e i 4 anni utilizza i cosiddetti “mobile device”. Questa precoce alfabetizzazione alla tecnologia fa si che i bambini /ragazzi identifichino il mondo virtuale e le comunicazioni che vengono lì veicolate come parte della loro quotidianità. Molti di loro ritengono questo contesto come divertente e tendenzialmente protetto, si sentono sicuri e, spesso, faticano nel vedere anche i rischi che possono essere sottesi ad un uso errato di questi mezzi di comunicazione.

Per tutti noi la possibilità di comunicare e avere informazioni tramite la tecnologia è diventata ancor più centrale durante questa pandemia mondiale che ha avuto ripercussioni drastiche sulla nostra quotidianità relazionale, formativa e lavorativa. Con il proseguire delle norme di distanziamento sociale e della didattica a distanza, le relazioni dei bambini e dei ragazzi si sono spostate sempre di più online, così come la loro quotidianità scolastica, sportiva e culturale. Lezioni, ricerche, mostre, attività sportive e ricreative, persino feste di compleanno, sono state e, spesso ancora oggi, vengono veicolate tramite i social network, e le piattaforme che permettono riunioni virtuali di gruppo. I bambini e i ragazzi utilizzano i social network e la messaggistica istantanea principalmente per consolidare le loro relazioni e non per “sostituirle”. Se è impossibile ritrovarsi fisicamente in un luogo,  è diventato invece semplice e naturale “incontrarsi” tramite videochiamate o videogiochi, per poter condividere momenti di socializzazione. 

Per quanto i nostri figli siano abituali fruitori della tecnologia, il modo in cui utilizzano i dispositivi e si sperimentano all’interno della rete e dei social network, necessita di un monitoraggio costante e attento da parte delle figure adulte.  Il ruolo fondamentale dei genitori è quello di accompagnare i figli ad un corretto uso dei mezzi di comunicazione che hanno a disposizione, senza demonizzarli da un lato e, senza scivolare nell’errore di attribuire ai bambini e ai ragazzi il ruolo di “esperti” di questa realtà. La comunicazione aperta e il confronto sono fattori protettivi centrali, perché, nonostante i nostri figli ci appaiano estremamente competenti nel loro modo di muoversi nella rete, dobbiamo aver ben chiaro che non sempre hanno gli strumenti per comprendere e gestire appieno ciò che incontrano sul web. Il ruolo educativo dei genitori informati e aperti, fornisce ai figli gli strumenti per vivere la dimensione delle relazioni online, in modo maggiormente consapevole. 


È opportuno specificare che internet e i social network sono mezzi che non vanno demonizzati ma ben conosciuti. Si tratta di una realtà vasta ricca di opportunità ma in cui non mancano alcune insidie; pertanto è importante che i genitori abbiano chiari i rischi più diffusi, in modo da poter agire preventivamente rispetto ad alcuni pericoli che potrebbero incontrare i loro figli. Tra i rischi della rete e di un uso improprio dei dispositivi tecnologici troviamo il fenomeno del cyberbullismo

 

Che cos’è il cyberbullismo?

Il cyberbullismo viene definito come una forma di prevaricazione agita in modo volontario, attraverso strumenti digitali, che viene perpetuata con la finalità di infliggere un danno o creare disagio ad un soggetto (o ad un gruppo) più fragile (Smith et al., 2006; Tokunaga, 2010).  Questo fenomeno si configura coma un’evoluzione del fenomeno del bullismo tradizionale, ed è facilitato dal fatto di non essere legato a confini geografici e temporali, dalla possibilità di evitare il confronto faccia a faccia (anonimato), e da un potenziale pubblico amplificato (Sureda et al., 2009). 

Caratteristica peculiare del cyberbullismo è la sua pervasività: se gli atti di bullismo, fisico o psicologico, sono solitamente limitati ad un determinato contesto (tipicamente quello scolastico), il cyberbullismo non ha specifiche coordinate spazio-temporali; si insidia in ogni aspetto della vita delle vittime, che si sentono perseguitate costantemente e in ogni luogo da messaggi, foto o commenti che ricevono attraverso strumenti di uso comune come il telefono o il computer. 

Le azioni denigratori e gli attacchi verso le vittime non avvengono di persona, questo fa si che gli autori di tali commenti o minacce tendano a sentirsi “protetti” da un’aura di invisibilità fornita dall’anonimato o dal non avere un confronto faccia a faccia con la vittima. Questo aspetto di anonimato sembra avere un’incidenza rilevante anche in termini di disimpegno morale per chi agisce l’aggressione (Renati et al, 2012): la distanza fisica e l’anonimato, sembrano incidere in modo molto marcato sulla possibilità per l’aggressore, di comprendere le ricadute dell’azione violenta che sta perpetuando; si viene a creare una sorta di distanza emotiva tra il gesto e il significato, che fa si che l’aggressore non percepisca pienamente le ricadute della sua aggressione sulla vittima. 

I messaggi e i materiali denigratori che vengono postati online a danno della vittima, sono molto difficili da rimuovere, e hanno una risonanza in termini di visibilità molto ampia e veloce, che fa si che il pubblico dell’aggressione sia potenzialmente “infinito”. Chiunque riceva e guardi il video, la foto, il post o il messaggio denigratorio riferito all’aggressione, può a sua volta condividerlo, diventando complice e alimentando la portata dell’aggressione. Con ricadute psicologiche drammatiche sulla vittima.

Infine è bene ricordare che vi è una disparita di potere tra chi agisce la prevaricazione elettronica e la sua vittima, in genere il cyberbullo è un soggetto molto competente nell’uso della tecnologia.

In letteratura sono state individuate alcune categorie di azioni che possono essere agite in rete, ne citiamo alcuni:

· Flaming: azione che avviene principalmente all’interno di Forum volti a suscitare tensioni e scontri verbali tra i partecipanti

· Denigrazione: agiti volti a diffamare o insultare un soggetto attraverso pettegolezzi e menzogne offensive che possono incidere negativamente sull’immagine della persona e sulle sue relazioni

·  Furto d’identità: azioni volte a danneggiare la reputazione di una persona attraverso l’uso dell’account della vittima e di informazioni personali

·     Molestie: invio reiterato di messaggi offensivi e intimidatori 

· Esclusione: escludere intenzionalmente un soggetto da una chat di gruppo, da un forum, dalla lista degli amici

·  Happy slapping: azione che vede l’aggressore (o il gruppo) riprendere l’aggressione per poi postare il video online

·  Cyberstalking: invio reiterato di messaggi minacciosi ed intimidatori con insulti

· Outing: divulgare e/o rendere pubbliche informazioni riservate su una persona

· Trickering: spingere la persona attraverso la manipolazione a rendere pubbliche informazioni personali, diffondere segreti e informazioni private online

Chi è vittima di cyberbullismo subisce delle conseguenze gravose e allarmanti associate a difficoltà emotive e psicologiche che possono portare ad esiti drammatici.  Scarsa autostima, sentimenti di rabbia, frustrazione, stress, si può assistere all’insorgenza di una sintomatologia psicosomatica, ansiosa e depressiva, nonché ricadute negative sugli apprendimenti e la difficoltà a frequentare il contesto scolastico (Gámez-Guadix, Smith, Orue, & Calvete, 2014). Chiaramente gli esiti sono tanto più negativi quanto più è lungo il periodo in cui il soggetto è sottoposto alle prevaricazioni.

Le ricerche sul fenomeno del cyberbullismo che hanno preso in esame soggetti plusdotati sono scarse. Secondo Connolly (2018) una spiegazione per questa mancanza di attenzione potrebbe essere legata alla falsa convinzione che le persone dotate abbiano tutti gli strumenti e le abilità per affrontare più facilmente le sfide dello sviluppo, tra queste anche le implicazioni del coinvolgimento in dinamiche di cyberbullismo. Chiaramente un pregiudizio di questo tipo è molto pericoloso e può portare a non riconoscere e affrontare nel miglior modo possibile le implicazioni di questo pervasivo fenomeno, con i bambini/ragazzi gifted. 

Premesso che nessuno è immune al rischio di incappare in certe dinamiche, avere un profilo di plusdotazione incide in qualche modo sulla possibilità essere coinvolti nel fenomeno del cyberbullismo? 

In generale gli studi sul fenomeno nella popolazione giovanile, mettono in evidenza che una percentuale importante di bambini/ragazzi hanno fatto esperienza almeno di un episodio di cyberbullismo che li ha visti protagonisti come vittime o come aggressori (Modecky et al., 2014; Tokunaga, 2010). Questa rilevazione mette in evidenza che anche i soggetti gifted possono essere attori del fenomeno trovandosi in uno o nell’altro ruolo.

La scarsa letteratura di riferimento non permette di giungere a conclusioni chiare, ma è interessante esplorare le evidenze emerse.

Alcuni studi (Schuler, 2002; Peterson & Ray, 2006) affermano che i soggetti gifted sono più propensi ad essere vittime di bullismo a causa di stereotipi negativi diffusi tra i coetanei, oppure di fattori come la gelosia o l’invidia; alcune caratteristiche riconducibili alla plusdotazione come la profonda sensibilità e l’asincronia dello sviluppo che caratterizza questi bambini /ragazzi potrebbe farli apparire più vulnerabili  e quindi potrebbero essere visti come maggiormente a rischio di vittimizzazione.

Altri autori (Estell et al., 2009; Cross et al., 2015) evidenziano come dal loro punto di vista i soggetti gifted sarebbero meno vulnerabili al bullismo grazie ai loro peculiari punti di forza ( es. empatia, alti livelli di moralità e comportamento porsociale ). Inoltre, Cohen e colleghi (1994) ricordano che molti studenti dotati, soprattutto durante gli anni della scuola primaria e nei primi anni della scuola secondaria, sono generalmente ben accettati dai loro coetanei; l’avere un ruolo all’interno del gruppo classe e l’aver costruito amicizie salde e durature sono sicuramente dei fattori protettivi che potrebbero ridurre le probabilità di essere vittima di cyberbullismo. 

In uno studio di Gonzales-Cabrera e collaboratori (2019) su una corte di studenti gifted spagnoli, di età compresa tra i 9 e i 18 anni, emerge che il 31,5% dei soggetti sono stati coinvolti nelle dinamiche di cyberbullismo come cybervittime e il 10, 65% come cyberbulli. Evidenziando che all’interno del campione indagato vi sia una maggiore incidenza di vittimizzazione per i soggetti gifted. Andando nel dettaglio dei dati rilevati in merito ai cyberbulli, è possibile osservare che due terzi dei questi soggetti rientrano pienamente nella categoria dei cyberbulli-vittima, ciò significa che sono studenti che avevano a loro volta subito una vittimizzazione, che forse è stato il movente che li ha portati ad agire a loro volta l’aggressione. Ricordiamoci che, spesso, i soggetti gifted hanno ottime competenze in ambito tecnologico e questo può rendere loro più facile rivalersi, soprattutto dopo aver subito delle aggressioni, attraverso il canale virtuale. Questo chiaramente non significa che i soggetti gifted sono maggiormente propensi a mettere in atto azioni di prevaricazione ma che, in virtù di certe loro abilità, potrebbero trovarsi nella condizione di agire anche loro come prevaricatori. Lo studio mette in evidenza come tra i soggetti gifted vi sia una maggiore propensione ad essere coinvolti nella dinamica come cybervittime. Non sono state individuate differenze di genere rispetto a nessuno dei ruoli indagati, ed emerge che il fenomeno cresce al crescere dell’età degli studenti. Questi dati sono in linea con i dati degli studi sul cyberbullismo riferiti a popolazioni di soggetti con sviluppo tipico (non gifted). 

Un recentissimo studio di Sureda Garcia (2020) ha indagato il rischio di subire cyberbullismo, mettendo a confronto un gruppo di soggetti gifted e un gruppo di studenti con sviluppo tipico (non gifted). La ricerca ha suggerito che un’esposizione disfunzionale al mondo di internet potrebbe contribuire alle situazioni di cyberbullismo, sia per gli aggressori che per le vittime. Le evidenze dello studio non mettono in luce differenze significative tra i gruppi indagati: l’essere plusdotato non sembra perciò essere di per sé un fattore di rischio o di protezione in termini di coinvolgimento in queste dinamiche. 

Sono numerosi i fattori che entrano in gioco e che andrebbero analizzati per poter intervenire in modo adeguato per prevenire, arginare e intervenire su una situazione di cyberbullismo. Gli studi presi in esame mettono in evidenza che i bambini/ragazzi gifted, esattamente come i soggetti con sviluppo tipico possono trovarsi coinvolti in dinamiche di cyberbullismo. È quindi necessario capire come intervenire. La prevenzione e un intervento precoce possono contribuire a ridurre i comportamenti di cyberbullismo.

Cosa possono fare i genitori per prevenire il cyberbullismo?

Ad oggi, sono stati condotti pochi studi che valutano l’efficacia dei programmi di prevenzione del cyberbullismo: tra le più recenti, citiamo una ricerca di Gaffney e colleghi (2019) in cui è stata condotta una meta-analisi di 24 studi con l’obiettivo di comprendere se gli interventi preventivi per il cyberbullismo apportino degli importanti benefici. I risultati hanno dimostrato l’efficacia degli interventi di precvenzione che portano a una riduzione del 9-15% per le azioni di cyberbullismo e del 14-15% della vittimizzazione online.
Interventi focalizzati sulle competenze sociali ed emotive dei bambini plusdotati permettono di lavorare sulle strategie di coping, sul pensiero riflessivo, sull’empatia e sull’autoregolazione emotiva attraverso programmi efficaci a prevenire in maniera indiretta il cyberbullismo (Rinn, 2018). Interventi efficaci includono l’educazione digitale mirata all’uso responsabile di internet (Menesini et al., 2019). 
Inoltre, i professionisti che lavorano con i gifted (insegnanti, educatori, psicologi) dovrebbero prendere in considerazione anche azioni più dirette, aprendo la comunicazione sull’argomento del bullismo e del cyberbullismo e fornendo degli esempi pratici di alcune situazioni stressanti e dei passi che l’adolescente può compiere per affrontarle (MacFarlane & Mina, 2018). 
Le linee guida proposte dal MIUR per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo affidano all’istituzione scolastica il compito di individuare e contrastare tali fenomeni, realizzando interventi mirati di prevenzione del disagio e coinvolgendo direttamente anche le famiglie. 
Infatti, come già accennato in precedenza, è opportuno pensare a degli interventi di sensibilizzazione rivolti ai genitori, in quanto il loro ruolo educativo li pone al centro della questione: essere membro di una famiglia aperta alla comunicazione, informata sulle opportunità e i rischi delle nuove tecnologie è un fattore di protezione che ha un impatto rilevante sul benessere del bambino/ragazzo, contribuendo a prevenire l’implicazione in situazioni di rischio.

 

Alcuni suggerimenti per i genitori

1)   Cercate di interessarvi e conoscere quali social media e social network vostro figlio sta utilizzando (Instagram, Tik -Tok, Snapchat, Whatsapp, YouTube, Pinterest, Twich, Telegram ecc.)

2)   Costruite una comunicazione sulla tecnologia basata sulla fiducia, e chiari limiti condivisi rispetto alla fruizione degli strumenti tecnologci. 

3)   Mantenete un monitoraggio costante, sapere le password dei vostri figli minorenni non è una violazione della privacy ma uno strumento da utilizzare all’interno di una relazione di fiducia, non controllate in modo ossessivo, violando anche la loro privacy, ma condividete con loro la necessità di poter accedere (insieme a loro) ad alcuni contenuti.

4)   Parlate apertamente con i vostri figli delle opportunità e dei rischi di un uso inappropriato degli strumenti tecnologici e dei social media. Spiegate loro che cos’è il cyberbullismo e come si può essere coinvolti.

5)   State attenti a segnali come sintomi psicosomatici, calo del rendimento scolastico e della motivazione, disturbi del sonno, poco desiderio di stare in relazione con gli amici, chiusura relazionale.

6)   Date loro un contesto sicuro e aperto dove possano sentirsi liberi di parlare, anche di situazioni per cui si sentono in colpa o provano vergona.

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Cohen, R., Duncan, M., & Cohen, S. L. (1994). Classroom peer relations of children participating in a pull-out enrichment program. Gifted Child Quarterly, 38(1), 33-37.

Connolly, J. P. (2018). Exploring the factors influencing gifted adolescents’ resistance to report experiences of cyberbullying behavior: Toward an improved understanding. Journal for the Education of the Gifted, 41(2), 136-159.

Cross, J. R., O’Reilly, C., Kim, M., Mammadov, S., & Cross, T. L. (2015). Social coping and self-concept among young gifted students in Ireland and the United States: A cross-cultural study. High Ability Studies, 26(1), 39-61.

Estell, D. B., Farmer, T. W., Irvin, M. J., Crowther, A., Akos, P., & Boudah, D. J. (2009). Students with exceptionalities and the peer group context of bullying and victimization in late elementary school. Journal of Child and Family Studies, 18(2), 136-150.

Gaffney, H., Farrington, D. P., Espelage, D. L., & Ttofi, M. M. (2019). Are cyberbullying intervention and prevention programs effective? A systematic and meta-analytical review. Aggression and Behavior, 45, 134-153.

Gonzales-Cabrera, J., Touron, J., Machinbarrena, J.M., Gutierrez-Ortega, M., Alvarez-Bardon, A., Garaigordobil, M. (2019). Cyberbullying in gifted students: Prevalence and Psychological Well.Being in a Spanish Sample. International Journal of Environmental Research and Public Health, 16, 2173.

MacFarlane, B., & Mina, K. (2018). Cyberbullying and the gifted: Considerations for social and emotional development. Gifted Child Today, 41(3), 130-135.

Menesini, E., Corbo, E., & Nocentini, A. (2019). La Prevenzione Del Cyberbullismo A Scuola. Un Approccio A Molteplici Livelli. Media Education, 10(2), 160-180.

Modecki, K.L., Minchin, J., Harbaugh, A.G:, Guerra, N.G., Runions, K.C.. (2013). Bullying prevalence across contexts: A meta-analysis measuring cyber and traditional bullying. Journal of Adolescence Health, 53, 446-452.

Peterson, J. S., & Ray, K. E. (2006). Bullying and the gifted: Victims, perpetrators, prevalence, and effects. Gifted Child Quarterly, 50(2), 148-168. 

Renati, R., Berrone, C., & Zanetti, M. A. (2012). Morally disengaged and unempathic: Do cyberbullies fit these definitions? An exploratory study. Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking15(8), 391-398.

Rinn, A. (2018). Social and emotional considerations for gifted students. In S. I. Pfeiffer, E. Shaunessy-Dedrick, & M. FoleyNicpon (Eds.), APA Handbook Of Giftedness And Talent (pp. 453-464). American Psychological Association.

Schuler, P. A. (2002, September 15). Teasing and gifted children. The SENG newsletter.

Sureda Garcia, I., López Penádes, R., Rodríguez Rodríguez, R., & Sureda Negre, J. (2020). Cyberbullying and Internet Addiction in Gifted and Nongifted Teenagers. Gifted Child Quarterly, 0016986220919338.

Sureda, J., Rigo, E., Comas, R., Servera, A. M., Morey, M., Mut, B., & Gili, M. (2009). El ciberassetjament entre els joves: Característiques i impacte del cyberbullying entre l’alumnat d’ESO de les Illes Balears [Cyberbullying among young people: Characteristics and impact of cyberbullying among ESO students in the Balearic Islands]. IBIT

Tokunaga, R. S. (2010). Following you home from school: A critical review and synthesis of research on cyberbullying victimization. Computer in Human Behavior, 26(3), 277-287.

 

keyboard_arrow_up