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29/4/2021

Convegno "La plusdotazione in un mondo che cambia". Conosciamo i relatori

Dott.ssa Renati,  il convegno “La plusdotazione in un mondo che cambia”, organizzato per il prossimo 26 giugno in collaborazione con Formazione Continua in Psicologia, sarà una fitta giornata di formazione e approfondimento sul tema della plusdotazione. Per far conoscere ai genitori, agli specialisti e ai referenti della scuola che vi parteciperanno, vogliamo presentare i relatori sia dal punto rivista della loro esperienza professionale che umana…cominciando da lei. Qual è il suo background in ambito accademico e professionale? Oggi su quali aree è focalizzata la sua attività?

 

Sono una psicoterapeuta ad indirizzo sistemico-relazionale, dottore di ricerca in psicologia, e danzaterapeuta. Da sempre ho una grande passione per gli aspetti relazionali e lo studio delle dinamiche tra i fattori individuali e di contesto, che portano le traiettorie di sviluppo a prendere una specifica direzione. 

La creatività, l’immaginazione e l’arte sono sicuramente da sempre dei punti fermi del mio percorso, e cerco di utilizzarli nel mio lavoro quotidiano, pur mantenendo sempre un approccio rigoroso in termini scientifici. Nel corso degli anni ho avuto la fortuna di insegnare e di condurre gruppi di supporto e terapeutici, attività che da sempre sono per me una straordinaria opportunità di crescita professionale e umana. 

Dal 2005 sono docente a contratto presso diversi contesti universitari, e a corsi di formazione per docenti e psicologi. Attualmente sono docente di Modelli Integrati di Intervento Psico-educativo presso il corso di formazione per TFA dell’Università di Ferrara, e insegno Psicologia dell’Adolescenza e Psicologia Sociale all’Università di Pavia. 

Sono responsabile del centro Artemislab, che si occupa di supportare la famiglia, il sistema scolastico e gli specialisti, nell’individuazione e sostegno alla crescita dei bambini/ragazzi gifted, offrendo servizi psicologici e formativi. Qui svolgo anche parte della mia attività clinica, avendo cura di promuovere l’integrazione degli aspetti cognitivi con quelli emotivi.

Collaboro da tanti anni con centri di ricerca italiani e stranieri, nell’ambito di tematiche relative alla resilienza, allo sviluppo delle competenze emotive, lo sviluppo dell’identità in adolescenza nei contesti reali e virtuali, la plusdotazione si aggancia  a tutte queste tematiche, aggiungerei che ho  un particolare interesse nel lavoro con le famiglie. 

Ho partecipato a progetti di ricerca nazionali ed europei finanziati, crescendo nella collaborazione con i professionisti con cui ho avuto il piacere di confrontarmi. L’interdisciplinarietà per me è un valore importante, forse perché per me è uno stimolo necessario, ma ritengo che oggi più che mai sia importante aprirsi al dialogo anche con altre discipline per poter costruire programmi ed interventi che possano essere veramente incisivi.  

Ho anche esperienza nell’ambito delle dipendenze, per molto tempo ho lavorato e collaborato in servizi dedicati, occupandomi soprattutto dei giovani e del supporto ai famigliari, mi occupo ancora di uno straordinario gruppo di genitori che si chiama “Pit Stop” e che mira a sostenerli nel fronteggiare la quotidianità con i loro famigliari che hanno un disturbo da uso di sostanze o una dipendenza comportamentale.

 

Da dove deriva il suo interesse per il mondo della plusdotazione? E’ di origine accademica, professionale o personale?

 

È una domanda difficile, mi sento di dire che per me la questione sta un po’ su tutti questi piani.

Ho iniziato ad occuparmi di giftedness nel 2011 all’Università di Pavia, non mi vergogno nel dire che l’incontro con questa tematica per me è stato inizialmente fortuito, allora avevo un assegno di ricerca, mi occupavo a vari livelli di interventi di promozione del benessere a scuola e di dinamiche relazionali, lavorando tanto con i ragazzi che manifestavano difficoltà importanti a livello comportamentale, con i loro genitori e con i docenti. In dipartimento c’era la necessità di sviluppare il progetto di quello che sarebbe diventato di lì a poco LabTalento e mi è stato proposto di dare il mio contributo. Inizialmente ho dovuto fare i conti con i pregiudizi che avevo su questo argomento, allora, non avendolo mai approfondito, avevo l’erronea idea che si trattasse di avere a che fare con persone che non avevano realmente bisogno di aiuto, che avrei dovuto occuparmi a vari livelli di “ragionamento logico-matematico”, di “gare” e di “potenziamento”, e la cosa non mi stimolava, era molto lontana dai miei interessi e inclinazioni. Mi ha però aiutata la mia curiosità, mi sono presa del tempo per comprendere meglio e, approfondendo le letture, soprattutto quelle in ambito clinico, mi sono trovata davanti ad un mondo molto diverso da quello che immaginavo. Ho capito che c’era una complessità da esplorare ed approfondire, in particolare ho cominciato a costruire delle connessioni importanti rispetto a degli incontri fatti nella mia pratica clinica, con adolescenti, e anche con adulti, che nonostante le straordinarie risorse personali, avevano intrapreso dei percorsi di rischio significativi e profonda sofferenza, spesso uscendo anche dal circuito formativo. 

La cornice della plusdotazione mi ha dato una nuova lente e ha allargato così la mia visione delle differenti situazioni, mi ha anche permesso di riuscire a rimodulare degli interventi che senza questa prospettiva non avrebbero prodotto risultati positivi. È iniziata così la mia avventura in questo campo. All’inizio del 2014, al termine dell’assegno di ricerca, mi sono spesa per avere l’opportunità di progettare e dirigere il primo centro clinico di Milano, con un team specializzato nell’ambito della plusdotazione (Centro Phronesis della Fondazione Eris), attività che ha visto un grande lavoro di rete con le famiglie e una rete di scuole del territorio. Nel 2016 sono infatti stata responsabile di un progetto co-finanziato da Fondazione Cariplo sul territorio Milanese, chiamato “Sostenere i talenti per  prevenire il disagio scolastico e sociale” che ha permesso di sensibilizzare i docenti alla tematica e di individuare numerosi studenti plusdotati. Avevo voglia di fare qualcosa di più ma i vincoli burocratici e di “libertà d’azione” imposti dal contesto in cui ero non me lo permettevano, allora nel 2019 ho interrotto la mia collaborazione con Fondazione Eris per dedicarmi ad un nuovo progetto che potesse offrirmi la possibilità di implementare le mie idee. Nel 2019 è nato il progetto ArtemisLab, nella cornice di una startup innovativa che si pone l’obiettivo di portare l’innovazione tecnologica e la gamification nell’ambito della promozione del benessere e nella salute della persona; da qui sono ripartita, e piano piano, insieme ad un team di colleghi che provengono da diverse discipline, spero di poter dare un contributo in questo ambito di studio e di intervento. Nel corso degli anni è sicuramente stata fondamentale la possibilità di collaborare con Steven Pfeiffer e Maureen Neihart, specialisti nell’ambito della plusdotazione che sono stati, e sono tutt’ora una guida importante.

Infine, senza entrare nei particolari, penso che il mio coinvolgimento in questa tematica sia anche legato al fatto che, nel tempo, mi ha aiutata a ricollocare alcuni aspetti della mia storia famigliare.

 

Il prossimo 26 giugno parteciperà come relatrice al Convegno “La plusdotazione in un modo che cambia. Valorizzare il dialogo tra cognizione ed emozione”. Su cosa verterà il suo intervento? 

 

Come responsabile scientifico della giornata formativa del prossimo 26 giugno, avrò il difficile compito di aprire i lavori del convegno, introducendo le riflessioni teoriche e cliniche che hanno portato alla scelta di approfondire la complessa tematica del dialogo tra cognizione ed emozione, all’interno della cornice della plusdotazione. Cercherò di dare rilievo al ruolo centrale delle agenzie educative, degli specialisti, senza dimenticare che sullo sfondo dobbiamo tenere in considerazione anche  l’impatto dell’inedito momento sociale che stiamo vivendo. Questa giornata di formazione vuole essere un punto di ri-partenza, e spero vivamente possa mettere le basi per lo sviluppo di nuove virtuose alleanze e progettualità, nonché fare da “collante”, consolidando riflessioni che sono già aperte da tempo in questo ambito e che forse necessitano che venga data loro voce.

La matrice teorica e d’azione del mio gruppo di specialisti ad ArtemisLab è fortemente orientata a promuovere le risorse delle persone e dei contesti di crescita, e questa è sicuramente una premessa importante che guiderà il mio modo di aprire il dialogo con i partecipanti. Infatti mi occuperò di altri due interventi nella giornata formativa, il primo alla fine della mattinata, si concentrerà sui bisogni della famiglia e sull’intervento a livello scolastico in una situazione di doppia eccezionalità, avrò il piacere di avere il prezioso supporto di un genitore che parteciperà attivamente al dialogo, portando la narrazione della sua esperienza, permettendo così di dare “corpo ed emozione” alle riflessioni teoriche che presenterò; il mio ultimo intervento è collocato al termine della giornata formativa e ha l’obiettivo di tirare un po’ le fila del discorso, ponendo il focus sulla necessità di un’adeguata formazione nell’ambito della plusdotazione per i professionisti della salute, che abitualmente non si approcciano a questa tematica durante il percorso formativo universitario, e nemmeno alla scuola di specializzazione. Spesso l’interesse per questo mondo deriva da esperienze personali, che spingono lo specialista ad approfondire lo studio dell’argomento. Molti sono ancora i pregiudizi e i miti che ruotano attorno al tema della plusdotazione, minando la possibilità di avvicinare gli psicologi a un mondo estremamente affascinante, complesso e ricco di sfaccettature che, contrariamente a quello che emerge dall’immaginario comune, non si ferma a quella che viene definita “la valutazione dell’intelligenza”, che non ha strettamente a che fare con “la performance “, “l’essere competitivi”, “i risultati”, ma che riguarda a tutto tondo l’incontro con l’altro, il suo sguardo profondo sul mondo, la sua sensibilità, la creatività e l’ immaginazione; a volte ci si può anche trovare a gestire una profonda sofferenza legata al sentirsi soli o al non riuscire ad esprimere le proprie potenzialità, temi che emergono sia nei più piccoli ma che possono diventare particolarmente faticosi in adolescenza, o per certi adulti che per le più svariate motivazioni sentono la necessità di dare un senso ad alcuni aspetti della propria storia, e possono trovare la giusta cornice nella giftedness. Attraverso l’esperienza e la voce di alcuni colleghi del nostro gruppo di supervisione “Psicologi in rete” cercherò di dare spazio e voce anche ai bisogni dei professionisti che si si sono trovati a confrontarsi nella pratica clinica quotidiana con situazioni legate alla plusdotazione, senza avere a monte una formazione specifica. Spero davvero che questa giornata formativa possa essere un’occasione stimolante di riflessione e crescita per tutti noi.

 

Per avere maggiori informazioni sul programma del convegno e per registrarsi https://formazionecontinuainpsicologia.it/.../convegno.../

 

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