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10/4/2021

Essere adolescenti ai tempi del Covid-19 di Roberta Renati

L’adolescenza è una transizione fondamentale dello sviluppo umano, un momento importantissimo per la crescita dell’individuo. È il tratto di strada che tutti dobbiamo percorrere per transitare dall’infanzia all’età adulta. Questo particolare momento della vita ha un’origine biologica ma è fortemente influenzato dal contesto sociale e culturale di appartenenza: prende avvio dalle trasformazioni del corpo legate all’ingresso in pubertà e, socialmente, si conclude quando la persona è in grado di avere un equilibrio e un’autonomia che la rende capace di avere obiettivi, prendere decisioni, costruire relazioni. 

Le profonde trasformazioni che avvengono a livello biologico e nella chimica cerebrale, hanno delle importanti ricadute sulla sfera cognitiva, socio-affettiva e comportamentale del giovane che, nel corso del suo tragitto, è chiamato a superare delle sfide evolutive definite “compiti di sviluppo”.  

I compiti di sviluppo riguardano differenti livelli della vita del giovane, primo fra tutti il rapporto con l’esperienza della pubertà e le trasformazioni del suo corpo che, cambia nell’aspetto e diventa generativo a tutto tondo; elementi che richiedono di essere elaborati e integrati nell’immagine che l’adolescente ha di sé. A livello sociale prende avvio il processo di separazione e individuazione che, nel tempo, anche grazie alla “nascita sociale” nel gruppo dei pari, porterà ad una ridefinizione dello spazio relazionale con le figure genitoriali, e al consolidamento degli interessi e delle scelte di impegno relative agli obiettivi formativi. Inoltre, a livello cognitivo, si assiste all’acquisizione di nuove capacità di pensiero che accompagneranno il ragazzo nella complessa riorganizzazione dell’immagine di sé, che avrà come esito la definizione della propria identità. È quindi evidente come l’adolescenza sia un passaggio denso di sfide ma ricco di opportunità. Le sfide rendono l’adolescente più vulnerabile allo stress, ma questo non significa che debbano insorgere problematiche di qualche tipo. Chiaramente il modo in cui ciascun adolescente affronterà i compiti di sviluppo è unico, e dipende da tanti fattori che interagiscono costantemente tra loro, tra cui: le sue caratteristiche individuali (es. temperamento, autostima, profilo emotivo e cognitivo, ecc.), le caratteristiche della sua famiglia e il momento evolutivo che sta attraversando, nonché le peculiarità legate a come è strutturato il contesto sociale in cui vive, e a quello che sta succedendo in quel dato momento storico.

La pandemia che stiamo vivendo, si configura a tutto tondo come una sfida di sviluppo inedita e aggiuntiva per i ragazzi adolescenti. La prolungata esperienza di incertezza e limitazione delle libertà, di cui tutti stiamo facendo esperienza, ha imposto ai ragazzi adolescenti, impegnati nello sviluppo dell’autonomia e nella ricerca della propria identità, una riorganizzazione delle loro risorse personali per fronteggiare questa impegnativa situazione di stress, che impatta tutti i livelli della loro esistenza. 

 

L’impatto dell’emergenza sanitaria sulla vita degli adolescenti

Nonostante sia passato più di un anno dall'inizio dell'emergenza sanitaria, per i ragazzi e le loro famiglie non è stato possibile tornare ad una sorta di normalità rispetto alle abitudini quotidiane, è bene inoltre tenere presente che proprio gli adolescenti sono la fetta di popolazione che è stata maggiormente penalizzata a causa della chiusura delle scuole, e di una comunicazione mediatica che spesso ha descritto i ragazzi come irresponsabili, e veicolo nella trasmissione del virus, focalizzandosi poco sul cercare di comprendere la loro sofferenza.

Le ricerche scientifiche che sono state svolte e pubblicate nell’ultimo anno, hanno messo in evidenza che le prolungate limitazioni, necessarie al contenimento del virus, hanno avuto un forte impatto sulla vita e sul benessere psicosociale dei giovani e delle loro famiglie. Le sfaccettature che potrebbero essere prese in considerazione ed analizzate sono tantissime, in questa sede ci limiteremo a porre il focus su quegli elementi che ci sembrano essere più significativi rispetto alle ricadute sul lungo periodo. 

La chiusura delle scuole e l’isolamento sociale rappresentano dei pericolosi fattori di rischio per lo sviluppo di sofferenza psicologica, in particolare tra gli adolescenti residenti nelle regioni del Nord Italia, maggiormente colpite dal virus. Nonostante l’incidenza di disagio psicologico sia presente in entrambi i sessi, le ragazze sembrano essere più colpite, così come le persone che avevano una fragilità psicologica pregressa. La sintomatologia riportata in letteratura è vasta, tra le espressioni di sofferenza più comuni troviamo: ansia, paura, sintomi somatici, disturbi del sonno, deflessione del tono dell’umore e depressione, sentimenti di rabbia e irritabilità, angoscia, dolore e perdita, stress post-traumatico e stigmatizzazione a causa dei contagi e dei focolai della malattia. 

Anche alla luce di un interessante studio qualitativo in cui sono stati analizzate le narrazioni di un corposo numero di adolescenti (Fioretti et al, 2020), possiamo distinguere condizioni legate alla pandemia che sono state vissute dai ragazzi come sofferenza ed altre che, invece, sono state vissute come un’opportunità di scoperta. Quando in consultazione chiediamo ai ragazzi di fare lo sforzo di individuare gli elementi positivi della drammatica situazione che stanno vivendo, fanno riferimento soprattutto all’esperienza di lockdown del marzo 2020, in cui i ragazzi che non vivevano particolari tensioni famigliari, dicono di aver avuto l’occasione di riscoprire la dimensione della relazione con genitori e fratelli, condividendo delle attività ma, soprattutto, riferiscono di aver goduto del tanto tempo libero che ha permesso loro di dedicarsi ai propri interessi e scoprirne di nuovi. Elementi che, per certi versi, possono averli aiutati a stare maggiormente in contatto con loro stessi e le loro peculiarità. Il tempo di allora sembrava un tempo sospeso, e nessuano poteva prevedere  che la condizione di chiusura ed incertezza si sarebbe protratta così a lungo. L’instabilità della situazione che ha portato a nuove chiusure e alla mancanza di continuità con la scuola e il sociale in generale, sembra oggi essere una fatica significativa che sta producendo malessere in molti ragazzi adolescenti. 

Tra le esperienze di sofferenza legate alla pandemia possiamo individuare prima di tutto i sentimenti di angoscia legati alle contngenze della situazione, e al timore per la salute dei propri cari, in relazione anche alla preoccupazione per  questioni economiche e lavorative;  il distanziamento sociale da tutti gli altri esseri umani e, soprattutto, l’impossibilità di avere un contatto fisico con gli amici e i primi amori;  l’allontanamento forzato dai famigliari più fragili e, nei casi più dolorosi, l’esperienza del lutto. 

La nuova, e mai sperimentata, ruotine di vita, in alcune situazioni può aver reso difficile gestire i tempi e gli spazi domestici, soprattutto per le famiglie numerose e quando gli spazi abitativi sono ristretti. La casa porta con sé delle ambivalenze, se da un lato è un rifugio sicuro, dall’altro è un luogo che, per quanto accogliente, può far sentire il limite e il peso legato alle restrizioni delle autonomie personali e delle attività quotidiane, che sono necessariamente state ridimensionate. I ragazzi, che erano impegnati a costruire la propria immagine di sé tra il “dentro” della famiglia, e il “fuori” dei contesti sociali di riferimento, possono percepirsi spaesati e sospesi rispetto ai loro compiti evolutivi, sono impossibilitati a sperimentarsi e a fare le esperienze quotidiane che sono utili a “definirli” rispetto alle differenti parti del sé (uno sport, un laboratorio, la biblioteca, un panino con gli amici, ecc.). Sono entrati in una dimensione, che se sul breve periodo poteva essere percepita come positiva, sul lungo rischia di essere percepita come un vincolo. 

 

La scuola sembra essere il nodo più doloroso.

Per molti ragazzi, attraverso la DAD è andata persa l’importantissima funzione relazionale, di socializzazione, che offre il contesto scolastico tradizionale. Sono numerosi gli adolescenti che si sentono stanchi e demotivati, che riferiscono difficoltà a mantenere la continuità di presenza con un contesto in cui la condivisione sociale ed emotiva, con i pari e con i docenti, è ridotta all’osso. I ragazzi in consultazione riferiscono di percepire i docenti durante le lezioni online come “distaccati”: hanno fretta, sembra non esserci spazio per la parte più emotiva ed umana dell’educazione; riferiscono che si parla solo di programma, di compiti e di verifiche. I ragazzi con cui parliamo ci riportano di sentire una profonda distanza con i docenti, si sentono poco visti, non compresi e accolti rispetto ai loro bisogni. Numerosi sono i ragazzi che ci riportano la fatica nel mantenere l’attenzione, l’ansia legata all’essere interrogati davanti alla telecamera, la frustrazione nel gestire la pressione che sentono da parte dei docenti. Questo appiattimento emotivo diventa un fattore di rischio per la motivazione e, di conseguenza, per gli apprendimenti.

Le ricerche riporta un incremento nell’utilizzo dei dispositivi tecnologici, fruiti come strumento di studio, ma anche per il gioco e per poter restare in contatto con la propria cerchia di amicizie. I dati degli studi effettuati nell’ultimo anno, hanno evidenziato che la mancanza delle lezioni in presenza rende i ragazzi fisicamente meno attivi, più inclini a passare il tempo a guardare la televisione, a giocare con i video giochi e/o ad utilizzare social network, esperienze che se non ben gestite possono avere ricadute negative sulla salute e sulle routine quotidiane, in particolare rispetto all’inversione del ritmo sonno-veglia. L’utilizzo della tecnologia diventa una strategia per restare in contatto con gli amici e per gestire i momenti di vuoto che si sono creati nella quotidianità, che possono generare sentimenti di ansia e disagio. L’interazione con questi strumenti non va demonizzata ma opportunamente monitorata, i ragazzi vanno accompagnati ad un uso consapevole che possa essere compatibile con uno stato di salute fisica e psicologica.

 

La famiglia come fattore protettivo 

La pandemia ha generato nuove modalità di convivenza e condivisione, sottolineando aspetti e dinamiche che, in una vita frenetica casa-scuola-lavoro-hobby-weekend liberi, non ci si sarebbe neanche lontanamente immaginati.  

Lo studio di Uccella e colleghi dell’IRCCS Gaslini di Genova, ha dimostrato una forte relazione tra il livello di sofferenza dei figli e il grado di malessere circostanziale dei loro genitori, correlazione significativamente accentuata nel caso di precedenti problemi psicologici nei caregivers. Quello che è emerso, è che le strategie di gestone della situazione adottate dai genitori, hanno agito come fattori protettivi per i figli. Dunque, possiamo concludere che la risorsa più grande per i ragazzi, in particolare in questo determinato periodo storico, è la famiglia. Il modo in cui i genitori affrontano le sfide e si approcciano all’incertezza, è un elemento importante che sembra interagire con il benessere dei figli. Diventa perciò fondamentale per i genitori prendersi cura di loro stessi, per riuscire a non perdere la connessione emotiva e comunicativa con i ragazzi. Comunicazione e apertura emotiva sono fattori protettivi primari per aiutare gli adolescenti a traghettare attraverso le acque affascinanti, misteriose e, volte, impervie, dell’adolescenza. Anche durante la pandemia covid-19. Si può trasformare una “convivenza forzata” in un momento di condivisione, di creazione di nuovi spazi e nuove abitudini, anche quando con-vivere con un adolescente sembra una sfida impossibile. 

 

 

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Brooks SK, Webster RK, Smith LE, Woodland L, Wessely S, Greenberg N, et al. The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence. Lancet. (2020) 

Campion J, Javed A, Sartorius N, Marmot M. Addressing the public mental health challenge of COVID-19. Lancet Psychiatry. (2020) 

Commodari, E., & La Rosa, V. L. (2020). Adolescents in quarantine during COVID-19 pandemic in Italy: Perceived health risk, beliefs, psychological experiences and expectations for the future. Frontiers in Psychology11, 2480.

Esposito, S., Giannitto, N., Squarcia, A., Neglia, C., Argentiero, A., Minichetti, P., ... & Principi, N. (2021). Development of psychological problems among adolescents during school closures because of the Covid-19 lockdown phase in Italy: a cross-sectional survey. Frontiers in Pediatrics8, 975.

Fioretti, C., Palladino B.E., Nocentini, A, Menesini, E. (2020). Positive and negative experiences of living in Covid-19 pandemic: Analysis of Italian Adolesxcents’ narratives. Frontiers in Psychology, 11, 599531

Tomova L, Wang K, Thompson T, Matthews G, Takahashi A, Tye K, al. The need to connect: acute social isolation causes neural craving responses similar to hunger. Nat Neurosci. 23:1597–1605.

Uccella, S., De Grandis, E., De Carli, F., D'Apruzzo, M., Siri, L., Preiti, D., ... & Nobili, L. (2021). Impact of the COVID-19 Outbreak on the Behavior of Families in Italy: A Focus on Children and Adolescents. Frontiers in public health9, 32.

World Health Organization. Mental Health and Psychosocial Considerations During the COVID-19 Outbreak. (2020).

 

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