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25/11/2020

IL MONDO SOMMERSO DELLE BAMBINE AD ALTO POTENZIALE Di Roberta Renati

Approfondiamo oggi la situazione delle bambine plusdotate che molto spesso vedono negato, sia in ambito famigliare che scolastico, il diritto ad individuare e sviluppare appieno il loro potenziale. 

E’ più difficile individuare le bambine ad alto potenziale e, di conseguenza, aiutarle a sviluppare il loro talento perché ancora oggi ci sono degli stereotipi di genere che spingono a porre maggiormente l’attenzione sui talenti dei maschi. Inoltre le femmine spesso tendono esse stesse a conformarsi a quelle che pensano essere le aspettative nei loro confronti, spesso legate a pratiche di socializzazione e supporto degli altri, e questo,  lungo la loro traiettoria di sviluppo le porta gradualmente a svalutare o a nascondere le proprie capacità. Se comparate con i loro pari maschi, le bambine tendono a focalizzare meno l’attenzione su di loro, si mostrano ben adattate, autonome e poco richiestive, sia in ambito famigliare che scolastico (Renati & Pfeiffer, 2018). 

Lo stereotipo culturale per cui una femmina deve sottostare a certi standard imposti dalla società ma anche la scarsa conoscenza del mondo della plusdotazione, giocano un ruolo importante nelle dinamiche educative famigliari e nel contesto scolastico dove, spesso, queste bambine di grande talento non trovano il giusto riconoscimento e non hanno la possibilità di sviluppare al meglio le loro risorse. 

Vi è purtroppo la tendenza a sottostimare le abilità intellettuali femminili a favore dell’impegno profuso: si tende ad attribuire ai maschi un potenziale legato a competenze innate mentre per le femmine l’attribuzione riguarda gli sforzi e la determinazione dimostrati (Renati & Pfeiffer, 2018). 

La mancanza di consapevolezza del proprio potenziale cognitivo, derivante dallo scarso riconoscimento da parte di genitori e insegnanti, può portare le bambine in età scolare a perdere l’entusiasmo nell’apprendere, e a giocarsi con poca determinazione nell’affermare le proprie capacità, proprio in risposta allo stereotipo culturale che considera i maschi più abili sul piano intellettivo.

Fin da bambine, a scuola, in virtù delle loro capacità e abilità sociali, viene loro chiesto di supportare e coinvolgere i compagni, raramente vengono spronate ad accogliere e a cimentarsi in nuove sfide di apprendimento. Questo nel tempo può seriamente compromettere la sicurezza che hanno di loro stesse e delle loro capacità (Dweck, 1986).

Con l’adolescenza le cose si complicano perché spesso le ragazze plusdotate vengono riconosciute e valorizzate per le loro competenze sociali e per la loro apparenza, piuttosto che per il loro acume e la loro intelligenza. Queste ragazze, che sono state socializzate fin da piccole in merito all’importanza dell’accettazione sociale, sono divise tra il bisogno di seguire i loro peculiari interessi ed il desiderio di affiliarsi ai pari; di conseguenza possono scegliere di non manifestare il proprio talento per non compromettere le relazioni con il gruppo da cui desiderano essere accettate. Si adattano facendo finta di essere meno competenti e capaci di quello che realmente sono, abbandonano i loro interessi… e così si mimetizzano nel gruppo. Alcuni studi hanno messo in luce che le studentesse per sminuire le loro capacità ed essere accettate dai pari, possono mostrare veri e propri comportamenti di underchievement. 

Bambine e ragazze il cui grande talento fatica ad essere individuato e riconosciuto: un mondo nascosto fatto di solitudine, rinunce e sogni difficili da realizzare poiché il diritto ad essere la versione migliore di sé stesse è spesso loro negato, solo per una questione di genere.

Come adulti dobbiamo sensibilizzarci nell’individuare e sostenere queste ragazze straordinarie che necessitano di essere sostenute adeguatamente per sviluppare appieno il loro potenziale.

 

 

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