Approfondiamo oggi la situazione delle bambine plusdotate che molto spesso vedono negato, sia in ambito famigliare che scolastico, il diritto ad individuare e sviluppare appieno il loro potenziale.
E’ più difficile individuare le bambine ad alto potenziale e, di conseguenza, aiutarle a sviluppare il loro talento perché ancora oggi ci sono degli stereotipi di genere che spingono a porre maggiormente l’attenzione sui talenti dei maschi. Inoltre le femmine spesso tendono esse stesse a conformarsi a quelle che pensano essere le aspettative nei loro confronti, spesso legate a pratiche di socializzazione e supporto degli altri, e questo, lungo la loro traiettoria di sviluppo le porta gradualmente a svalutare o a nascondere le proprie capacità. Se comparate con i loro pari maschi, le bambine tendono a focalizzare meno l’attenzione su di loro, si mostrano ben adattate, autonome e poco richiestive, sia in ambito famigliare che scolastico (Renati & Pfeiffer, 2018).
Lo stereotipo culturale per cui una femmina deve sottostare a certi standard imposti dalla società ma anche la scarsa conoscenza del mondo della plusdotazione, giocano un ruolo importante nelle dinamiche educative famigliari e nel contesto scolastico dove, spesso, queste bambine di grande talento non trovano il giusto riconoscimento e non hanno la possibilità di sviluppare al meglio le loro risorse.
Vi è purtroppo la tendenza a sottostimare le abilità intellettuali femminili a favore dell’impegno profuso: si tende ad attribuire ai maschi un potenziale legato a competenze innate mentre per le femmine l’attribuzione riguarda gli sforzi e la determinazione dimostrati (Renati & Pfeiffer, 2018).
La mancanza di consapevolezza del proprio potenziale cognitivo, derivante dallo scarso riconoscimento da parte di genitori e insegnanti, può portare le bambine in età scolare a perdere l’entusiasmo nell’apprendere, e a giocarsi con poca determinazione nell’affermare le proprie capacità, proprio in risposta allo stereotipo culturale che considera i maschi più abili sul piano intellettivo.
Fin da bambine, a scuola, in virtù delle loro capacità e abilità sociali, viene loro chiesto di supportare e coinvolgere i compagni, raramente vengono spronate ad accogliere e a cimentarsi in nuove sfide di apprendimento. Questo nel tempo può seriamente compromettere la sicurezza che hanno di loro stesse e delle loro capacità (Dweck, 1986).
Con l’adolescenza le cose si complicano perché spesso le ragazze plusdotate vengono riconosciute e valorizzate per le loro competenze sociali e per la loro apparenza, piuttosto che per il loro acume e la loro intelligenza. Queste ragazze, che sono state socializzate fin da piccole in merito all’importanza dell’accettazione sociale, sono divise tra il bisogno di seguire i loro peculiari interessi ed il desiderio di affiliarsi ai pari; di conseguenza possono scegliere di non manifestare il proprio talento per non compromettere le relazioni con il gruppo da cui desiderano essere accettate. Si adattano facendo finta di essere meno competenti e capaci di quello che realmente sono, abbandonano i loro interessi… e così si mimetizzano nel gruppo. Alcuni studi hanno messo in luce che le studentesse per sminuire le loro capacità ed essere accettate dai pari, possono mostrare veri e propri comportamenti di underchievement.
Bambine e ragazze il cui grande talento fatica ad essere individuato e riconosciuto: un mondo nascosto fatto di solitudine, rinunce e sogni difficili da realizzare poiché il diritto ad essere la versione migliore di sé stesse è spesso loro negato, solo per una questione di genere.
Come adulti dobbiamo sensibilizzarci nell’individuare e sostenere queste ragazze straordinarie che necessitano di essere sostenute adeguatamente per sviluppare appieno il loro potenziale.